NEOICONODULI
FIGURAZIONE INTERNAZIONALE COMPLESSA
Da Siracusa un messaggio forte
di arte connessa con i caratteri assolutamente nuovi del nostro tempo
che lo rendono addirittura inedito rispetto a tutta la storia dell’uomo.
Il messaggio viene lanciato con la mostra che ha per titolo
NEOICONODULI
Figurazione internazionale complessa
a cura di Carmelo Strano
con il Patrocinio della Regione Sicilia, Assessorato dei Beni Culturali
e dell’Identità Siciliana
evento aderente alla XII Settimana della cultura in Sicilia 16-25 aprile
2010
Galleria Regionale Palazzo Bellomo
Siracusa | via Capodieci, 16
Info: Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel. 0931.69511 / fax 0931.69529
email: urp.gall.bellomo@regione.sicilia.it, becara@curator.com
dal 23 aprile al 20 giugno 2010
ORARIO: giorni feriali dalle ore 9 alle ore13:30, domenica e festivi
dalle ore 9 alle ore 12:30.
VERNISSAGE: giovedì, 22 aprile alle ore 20:00
ARTISTI:
VALERIO ADAMI, Italia
VANESSA BEECROFT, Italia
ELASTIC GROUP OF ARTISTIC RESEARCH, Italia/Spagna
ROBERT GLIGOROV, Macedonia
MARIA TERESA GONZÁLEZ RAMIREZ, Messico
MONA HATOUM, Libano
OKI IZUMI, Giappone
KALI JONES, Canada
ANISH KAPOOR, India
ALFRED MILOT MIRASHI, Albania
ALFIO MONGELLI, Italia
ENZO ROVELLA, Italia
NORDINE SAJOT, Francia
ANDRÉS SERRANO, Usa
MEDHAT SHAFIK, Egitto
MARILENA VITA, Italia
LI WEI, Cina
Il titolo trae
spunto dalla lotta, in epoca cristiano-bizantina, tra iconoduli, fautori
della rappresentazione dei soggetti sacri (la parola greca significa
infatti adoratori dell’immagine: Cristo, innanzitutto), e iconoclasti
che avversavano questo orientamento.
La mostra offre uno spaccato internazionale del nostro tempo a proposito
della tendenza, non assoluta ma diffusa, a non darsi conto, o a non
dare importanza, alla piena riconoscibilità del soggetto rappresentato,
con qualunque mezzo questo accada. Ma non più, come racconta
la grande stagione astratto-informale (anni ’40-’50, e anche
oltre, del secolo passato), come iconoclastia. Questa contrastava la
tradizionale, e la nuova, spesso accademica, iconodulia, ossia l’arte
figurativa tout court. A Roma si assisteva, per fare un esempio legato
alla terra dove si promuove questa iniziativa, alla contrapposizione
strenua tra Guttuso e Consagra.
Ma i neoiconoduli appartengono a un’altra epoca dove quel dibattimento
non ha più senso.
Carmelo Strano, curatore della mostra, segnalava il superamento di queste
tensioni neoavanguardistiche alla fine degli anni Settanta e pubblicava
nel 1981 il Manifesto Dad. Considerava chiuso il lungo impero dadaista
(dal 1916 fino ad allora, soprattutto come influenza di Duchamp) e si
rendeva conto che, ben oltre i fatti artistici, il mondo occidentale
era mutato profondamente. Sintomo e momento forte di questo cambiamento
era l’avvento di una razionalità “docile” (Docile
Razionalità). Ben lontana dal manifestare segni di debolezza
(Gianni Vattimo avrebbe parlato di “pensiero debole”), DORA
esprimeva un allentamento della razionalità dura, inflessibile,
quasi terrifica, che si era consolidata nel rinascimento. Un’elasticità
planetaria, anche in senso opposto. Infatti, anche il mondo orientale
faceva una radicale esperienza. Ma si trattava, al contrario, di allentare
la docilità di quell’universo culturale, giapponese soprattutto,
con l’assunzione di una razionalità più decisa e
forte.
Questo segno dell’elasticità ha finito col connotare tutti
gli atteggiamenti di carattere sociologico e creativo. Basti pensare
all’avvento del multiculturalismo, della globalizzazione, della
multimedialità, dell’interculturalità, del mistilinguaggio,
di cui la caduta del muro di Berlino è stata un grande sintomo.
Dunque la NEOICONODULIA esprime questa nuova condizione dell’arte
più avveduta e aggiornata. Oltre a far presente, in infiniti
modi (l’individualità è il segno espressivo del
nostro tempo), che il problema figurazione/non-figurazione è
non solo falso; soprattutto non è “sentito” più,
se non dagli artisti di routine. I neoiconoduli testimoniano di questo
orientamento dell’arte che esprime direttamente il senso profondo
del nostro tempo.
Dice il critico che tutto questo costituisce “il forte comune
denominatore che rende “fratelli” gli artisti di questa
mostra i quali si fanno portatori, tra l’altro, dei segni culturali
delle proprie aree geografiche di provenienza. Forte, e debole, nello
stesso tempo, questa fratellanza. Gli stessi protagonisti mostrano di
sapere perfettamente che, non essendoci più una tendenza predominante
con cui misurarsi, pro o contro, ciascuno è chiamato a darsi,
prima ancora di un terreno poetico, una propria filosofia dell’arte.
E qui opera una sorta di darwiniana selezione naturale: il più
forte sopravvive, o si impone. Torniamo agli artisti “hors série”.
I protagonisti di questa mostra conciliano (fondono) comunicazione e
“divertimento” artistico. “Divèrtere”
per i latini –ricorda Strano- aveva il significato di deviare,
virare. “In questo caso, una deviazione praticata rispetto alla
logica del comunicare quotidiano o normale, quello cioè che,
avendo come obiettivo l’organizzazione sociale, non lascia spazio
agli equivoci.
Dunque, messaggi che arrivano, o devono arrivare, al lettore, “in
qualche modo”, cioè non necessariamente pieno e totale.
La condizione opposta è il messaggio intransitivo o tautologico,
quello cioè che torna su se stesso e non passa al fruitore. Non
è proprio il caso dei neoiconoduli. L’artista rivendica
con forza il proprio terreno di espressione creativa. Anche a proposito
di una sintassi di ricerca.
Sottolinea il curatore che “nessuno dei neoiconoduli si abbandona
alla na?veté, al primitivo, né, tanto meno, all’ignoranza
e “maleducazione” (con anche capitani sedicenti teorici
e maleducanti) che hanno preso nome di primitivismo, brutalismo e, nel
nostro “strapaese”, di transavanguardia”.
Ciascuno dei neoiconoduli dà all’arte e alla società
il proprio contributo, fortemente espresso, con attentissimo rispetto
dei propri umori e della propria visione del mondo.
“L’arte è in una fase di mutazione genetica. I neoiconoduli
sono un laboratorio inevitabilmente aperto, ma con all’ingresso
un’insegna che esprime con forza una specificità. Essa
fa dire che le danze sono aperte. Ognuno, ogni fruitore, si conceda
il ballo che preferisce. L’importante è ballare responsabilmente
su ritmi seducenti e ben responsabili nelle proprie ansie inventive”.
Per quanto si è detto la mostra offre un esemplificativo caleidoscopio
di proposte poetiche. Beninteso, esse insistono sul terreno delle problematiche
sopra espresse contribuendo a ribadire il terreno esistenziale dell’arte
dei neoiconoduli.
Nel corso della mostra si terranno degli incontri su argomenti odierni
dell’arte e sui Neoiconoduli.
Uno di questi appuntamenti avrà per oggetto la presentazione
del catalogo della mostra che sarà pubblicato prossimamente.
DOVE: Galleria
Regionale Palazzo Bellomo, via Capodieci, 16 - Siracusa
QUANDO: dal 23
aprile al 20 giugno 2010
EMAIL: becara@curator.com
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